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al testo di Ivan Pozzoni
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Ho visualizzato le cartelle nascoste nel tuo USB driver, una sorta di testamento, non avevi ancora l’Alzheimer, avendomi chiesto di andartele a recuperare non appena non fossi stato in grado di intendere e di volare.
Cosa c’era dei tuoi vent’anni chini su un tavolo di dottorato, nella ricerca ansiogena di un contratto a tempo indeterminato, le speranze, i sorrisi, i sacrifici di un’anima calzata da una tuta Adidas, conscio di combattere battaglie perse come la decima Flottiglia MAS.
Cosa c’era dei tuoi trent’anni spersi nei corridoi di un magazzino, a cercare i tuoi alter-ego affaccendati in un sadico nascondino, i bonus in busta, la carriera, col desiderio di non finir sul lastrico intento a non farti guidar dal mondo come un autistico.
Cosa c’era dei tuoi anni di scontri, con tuttologi e lillipuziani, nell’anfiteatro Flavio dei webeti dalle bocche simili a vespasiani, dove a non cadere, in rete, non basta essere un retiarius famoso da finir sui muri della Domus Tiberiana come fu Ianuarius.
Per capir chi non sei, ormai, devi noscere te ipsum su un supporto digitale flessificando omoteticamente la tua forma con la iattura d’un frattale, ora non basta, come nei Grimm, consultar lo specchio delle tue brame: Berlusca, non sei riuscito a camminare sulle acque, non eri mica un falegname.
[inedito, 2018] |
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